Come ogni anno i volontari della Bottega di Pesaro stanno consegnando a coloro che frequentano la bottega durante il periodo natalizio una serie di frasi raccolte di autori diversi che mettono in evidenza alcuni aspetti della vita delle persone. Tra le citazioni raccolte i volontari e gli amici della bottega hanno scelto insieme quella ritenuta più significativa. La citazione di quest’anno proviene dall’Esortazione apostolica di Papa Francesco, in quanto raccoglie quegli obiettivi per i quali la nostra cooperativa si impegna:
“La crescita in equità richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati ad una più equa distribuzione delle ricchezze, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo.”

No ad una economia della esclusione e della inequità
Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema.
L’inequità è la radice dei mali sociali. La dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma sono diventate parole scomode per questo sistema!
Dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia.
La crescita in equità richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati ad una più equa distribuzione delle ricchezze, alla creazione di 28opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo.
Qualsiasi comunità della Chiesa, nella misura in cui pretenda di stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia affinché i poveri vivano con dignità e per l’inclusione di tutti, correrà il rischio della dissoluzione. Facilmente finirà per essere sommersa dalla mondanità spirituale, dissimulata con pratiche religiose, con riunioni infeconde o con discorsi vuoti.
Oggi dobbiamo dire “no a una economia dell’esclusione e della inequità”. Perché questa economia uccide.

Papa Francesco (dalla Evangelii Gaudium)

I Passi di Teseo
E i passi di Teseo si muovevano per Lui. Lui era l’atteso nei pallidi regni;
Lui l’atteso nell’immenso universo.
E i passi di Cesare si muovevano per Lui, dal fondo delle Gallie alle rive del Menfi.
Ed Egli era venuto come un ladro di notte.
E i passi di Alessandro si muovevamo per Lui dal palazzo paterno alle rive dell’Eufrate.
E per Lui l’ultimo sole aveva illuminato la morte di Aristotele e la morte di Socrate… Egli avrebbe ereditato la quercia di Dodona, gli abeti di Itaca e i cedri biblici. Avrebbe ereditato le grandi Repubbliche e le prosternazioni presso il borgo di Colono.
E il passo della Grecia si muoveva per Lui dalle sponde dell’Eurota alle rive dello Scamandro.
E per Lui il sole della Grecia aveva illuminato le sorgenti dell’Aretusa e le tortuosità del Meandro… I sogni di Platone si muovevano per Lui dalla cella di Socrate alle prigioni di Sicilia. I soli ideali soltanto per Lui avevano brillato, e per Lui soltanto aveva cantato il gigantesco Eschilo.
Le regole di Aristotele avevano marciato per Lui, dal cavallo di Alessandro alle regole scolastiche. E per Lui l’ascetismo e la Regola avevano brillato, dalle regole di Epicuro alle regole monastiche…
Avrebbe ereditato la scuola stoica, avrebbe ereditato l’eredità romana, avrebbe ereditato il lauro eroico, avrebbe ereditato tutto lo sforzo umano. Avrebbe ereditato un mondo già fatto. E tuttavia l’avrebbe rifatto tutt’intero.
Sarebbe traboccato dalla causa all’effetto come un fiume quando straripa e invade un’altra terra… Avrebbe ereditato un mondo già fatto. E tuttavia lo avrebbe rifatto giovanissimo. Egli sarebbe passato dalla causa all’effetto come il Figlio procede discendendo dal Padre.

C. Peguy

In ogni nostro simile
In ogni nostro simile. Gli chiedo
impazzito quanto simile,
fino a che intollerabile confine
della somiglianza. Scorre
lui in queste fetide cotenne
d’umanoidi trasudanti
cupidigia ed assassinio, sorride
che anche lì
nel malseme che ora germina,
nella schiatta omicida che ora prolifera
lui è e dobbiamo avvistarlo…
mi comprimo gli occhi con le mani, non voglio guardarti,
mi tampono le orecchie con musiche assordanti
se è da quelle bocche verminose
e in quell’abominevole dialetto che intendi parlarmi-
farnetico, ubriaco di dolore
e d’empietà, bevuta la mia tazza, tutta,
ma non fino a saziarmi
e lui è quello che primamente era,
un mare luminoso
oscurato dal pensiero di chi lo pensa,
in sè inalterabile. Lui brucia
della sua terribile promessa
muto al pari dei suoi alberi. E delle sue nuvole.

M. Luzi
Padre Nostro
Fratelli nostri che vivete nel ‘primo’ mondo:
affinché il suo nome non venga ingiuriato,
affinché venga a noi il suo Regno, e sia fatta la sua
non solo in cielo, ma anche in terra,
rispettate il nostro pane quotidiano,
rinunciando, voi, allo sfruttamento quotidiano;
non fate di tutto per riscuotere il debito che non
e chi vi stanno pagando i nostri bambini,
i nostri affamati, i nostri morti;
non cadete più nella tentazione
del lucro, del razzismo, della guerra;
noi faremo il possibile per non cadere nella tentazione
dell’odio o della sottomissione,
e liberiamoci, gli uni gli altri, da ogni male.
Solo in questo modo potremo recitare assieme
la preghiera della famiglia che il fratello Gesù ci
Padre nostro, Madre nostra, che sei in cielo e sei in

Mons. Pedro Casaldaliga

Epifania
Notte, la notte d’ansia e di vertigine
quando nel vento a fiotti interstellare,
acre, il tempo finito sgrana i germi
del nuovo, dell’intatto, e a te che vai
persona semiviva tra due gorghi
tra passato e avvenire giunge al cuore
la freccia dell’anno… e all’improvviso
la fiamma della vita vacilla nella mente.
Chi spinge muli su per la montagna
tra le schegge di pietra e le cataste
si turba per un fremito che sente
ch’è un fremito di morte e di speranza.
In una notte come questa,
in una notte come questa l’anima,
mia compagna fedele inavvertita
nelle ore medie
nei giorni interni grigi delle annate,
levatasi fiutò la notte tumida
di semi che morivano, di grani
che scoppiavano, ravvisò stupita
i fuochi in lontananza dei bivacchi
più vividi che astri. Disse: è l’ora.
Ci mettemmo in cammino a passo rapido,
per via ci unimmo a gente strana.
Ed ecco il convoglio sulle dune dei Magi
muovere al passo dei cammelli verso
la Cuna. Ci fu ressa di fiaccole, di voci.
Vidi gli ultimi d’una retroguardia frettolosa.
E tutto passò tra molto popolo
e gran polvere. Gran polvere.
Chi andò, chi recò doni
o riposa o se vigila non teme
questo vento di mutazione:
tende le mani ferme sulle fiamma,
sorride dal sicuro d’una razza di longevi.
Non più tardi di ieri, ancora oggi.

M. Luzi